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Un uomo legato a un letto, imbavagliato e ferito, un altro armato di un vecchio rasoio da barbiere, pronto a compiere una vendetta efferata. Cosa può trasformare un ragazzino mite e amante dei libri in uno spietato assassino? Per scoprirlo, dobbiamo addentrarci nelle spire di una Milano "aliena e ostile" e incontrarvi il protagonista, Michele Sabella. Cresciuto accanto a una madre fragile e a un padre violento, Michele racconta in prima persona l'insorgere della psicosi e il conseguente ricovero nell'istituto psichiatrico che egli chiama Escape Room. Tra quelle mura si innamora di Elena, ventunenne anoressica, "la mia dea di ossa." Quando, pochi giorni dopo la dimissione dall'istituto, la ragazza tenta il suicidio, Michele capisce che qualcun altro, qualcuno di insospettabile, la sta spingendo verso la morte, e decide di indagare. Guidato dai propri "demoni di cellophane", voci che gli affollano la mente suggerendogli intuizioni illogiche eppure quasi sempre esatte, Michele elude la coltre di silenzi e bugie che circonda la ragazza e giunge alla più disturbante delle verità.
Il kamikaze di cellophane è un noir psicologico di alto livello. Michele Sabella è cresciuto in una famiglia disfunzionale: padre violento, madre fragile. E’ un ragazzo sensibile e intelligente, portato per lo studio, grande lettore, fino a quando il padre gli impedisce di coltivare la sua grande passione. Questo e le continue umiliazioni subite a scuola alcuni compagni prepotenti, minano il fragile equilibrio mentale del ragazzo, fino al ricovero in un istituto psichiatrico, dove resta tre anni. Qui conosce e si innamora di Elena, giovane anoressica che qualcuno sta trascinando oltre i confini della follia. Michele è disposto a tutto per salvare l’unica persona che gli ha donato affetto. Un noir raffinato, una scrittura ricercata, arricchito da similitudini poetiche. L’autore è psicoterapeuta e descrive in modo egregio Michele Sabella, ragazzo emotivamente disturbato, vittima di abusi negli anni fondamentali per la costruzione della personalità. Ci sono frasi che bucano il cuore.“Non posso amare i bambini perché li invidio. Niente al mondo è più importante di quel ciuccio che cade a terra e loro lo sanno. Ti guardano con gli occhioni spalancati e non hanno il minimo dubbio su come finirà quella storia. Invidio quella fiducia egocentrica, la certezza che il mondo sia un cuscino di piume il cui unico scopo è farli stare comodi. Io non ricordo di averla mai avuta, quella certezza, e ogni volta che la vedo riflessa negli occhi di un bambino vorrei strappargliela dalle orbite per appiccicarmela addosso.“ Ho letto il romanzo con il cuore in gola, angosciata dal dolore di Michele bambino e ragazzino, da quell’amputazione emotiva che spesso accompagna l’infanzia violata. Un dolore che, parzialmente in modo diretto e in modo più pieno, indirettamente ho conosciuto. Un dolore che ho trovato, descritto con enorme sensibilità da un autore raffinato. Un grande debutto per un autore che merita successo. Consigliato agli amanti del noir psicologico e a chi predilige una scrittura fine e ricercata. Poi non potrete non leggere il sequel, “Il margine della notte”.